Dolore cronico e cervello: il modello neurofisiologico moderno
- Luca Costanzelli
- 16 ott
- Tempo di lettura: 1 min

Il dolore non è soltanto un segnale diretto dei tessuti danneggiati, ma una complessa esperienza generata dal cervello. Oggi sappiamo che il dolore è il risultato dell’elaborazione di segnali sensoriali, emozioni, contesto e memoria.
Dal modello biomedico a quello neurofisiologico:
Tradizionalmente il dolore veniva visto come la conseguenza lineare di una lesione. Oggi, grazie alle neuroscienze, sappiamo che può persistere anche in assenza di danno. Studi di Moseley (2003) e Melzack (1999, teoria del neuromatrix) dimostrano che il cervello integra input sensoriali con fattori emotivi e cognitivi, creando un’esperienza soggettiva.
Dolore cronico e plasticità cerebrale:
La persistenza del dolore può essere dovuta a una 'iperplasticità' negativa delle mappe corticali: il cervello impara a percepire dolore anche senza stimoli pericolosi reali. Questo spiega perché molte persone hanno dolore cronico nonostante esami diagnostici normali.
Implicazioni pratiche:
- Educazione al dolore: comprendere che 'dolore non sempre significa danno' riduce paura e immobilità.
- Approccio multimodale: movimento, respirazione, stimolazioni sensoriali e allenamento neurale aiutano a modulare le risposte cerebrali.
- Integrazione emotiva: gestione dello stress e del sonno è parte essenziale del percorso.
Esercizio pratico: cammina lentamente contando i passi a voce alta. Noterai come il dolore si riduce: il cervello è distratto da un compito cognitivo e ricalibra la percezione. Questo dimostra come attenzione e dolore siano connessi.
Contatti:
Laboratorio di Posturologia & Chinesiologia
Via G. Falcone snc - Centro Commerciale Falerii, Fabrica di Roma (VT)
📞 +39 393 48 35 530


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