Il concetto di plasticità cerebrale nello sport e nella rieducazione motoria
- Luca Costanzelli
- 6 nov
- Tempo di lettura: 1 min

La plasticità cerebrale è la capacità del cervello di modificare le proprie connessioni in risposta all’esperienza, all’apprendimento e all’allenamento. È il principio su cui si basa ogni miglioramento motorio e cognitivo, sia in ambito sportivo che riabilitativo.
Cos’è la plasticità cerebrale:
Secondo Merzenich (2013) e Kolb & Whishaw (1998), il cervello umano è dinamico: ogni volta che apprendiamo un nuovo gesto o modifichiamo un’abitudine, le reti neurali si riorganizzano. In ambito motorio, questa capacità si traduce nella possibilità di allenare il sistema nervoso a eseguire movimenti più efficienti e coordinati.
Plasticità e sport:
Nello sport, la ripetizione non è sufficiente. È l’intenzionalità del movimento che stimola le aree corticali. Studi (Dayan & Cohen, 2011) dimostrano che la variabilità e la complessità degli esercizi aumentano l’attivazione cerebrale, favorendo migliori adattamenti neuromotori. Un atleta che varia stimoli visivi, equilibrio e tempi di reazione allena non solo i muscoli, ma il cervello che li controlla.
Plasticità e rieducazione motoria:
In chinesiologia, la plasticità permette di recuperare funzioni perdute dopo traumi o dolori cronici. La riorganizzazione corticale consente di compensare le aree danneggiate e di creare nuovi schemi motori. Il Brain-Based Training utilizza questa proprietà per riattivare connessioni sopite attraverso stimoli sensoriali mirati (visivi, propriocettivi, vestibolari).
Esercizio pratico: chiudi gli occhi e disegna con un dito nell’aria la forma del tuo nome. Poi aprili e ripeti lo stesso movimento. Ti accorgerai che la precisione migliora grazie al feedback visivo. È un esempio di integrazione multisensoriale che favorisce la plasticità cerebrale.
Contatti:
Laboratorio di Posturologia & Chinesiologia
Via G. Falcone snc - Centro Commerciale Falerii, Fabrica di Roma (VT)
📞 +39 393 48 35 530




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