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Mal di schiena e neuroplasticità: dalla disfunzione al recupero funzionale



Il mal di schiena è una delle principali cause di disabilità a livello globale. Ma non sempre ha origine da lesioni strutturali visibili. Sempre più studi dimostrano che alla base del dolore cronico lombare o cervicale vi sono alterazioni della neuroplasticità, ovvero modifiche nel modo in cui il cervello e il midollo spinale elaborano e interpretano il segnale corporeo.

Questa visione cambia radicalmente l’approccio terapeutico: non si lavora solo “sulla schiena”, ma sul sistema nervoso che la controlla.


Dalla lesione alla disfunzione centrale

In molti casi, anche dopo che un danno tissutale è guarito, il dolore persiste. Questo accade perché:

  • Le aree corticali che rappresentano la schiena diventano meno definite

  • Si creano schemi motori protettivi e rigidi

  • Il sistema nervoso centrale amplifica il segnale doloroso (sensibilizzazione centrale)

Il risultato? La persona si muove meno, in modo più rigido, con compensi e paure che perpetuano il dolore.


Neuroplasticità: un’opportunità per la riatletizzazione

La neuroplasticità non è solo un problema: è anche la soluzione. Il sistema nervoso è in grado di modificarsi in modo positivo, se stimolato correttamente. Questo significa che:

  • È possibile ridefinire la mappa corporea a livello corticale

  • Si possono ristabilire schemi motori funzionali

  • Il dolore può ridursi attraverso il movimento e l’educazione


Strategie pratiche per il recupero funzionale

Un percorso efficace per il mal di schiena cronico deve includere:

  • Educazione sul dolore, per ridurre la paura e la catastrofizzazione

  • Esercizi di controllo motorio, per recuperare schemi di movimento precisi

  • Movimento variabile e progressivo, anche in presenza di lieve dolore

  • Lavoro sulla respirazione e sulla regolazione del tono, per influenzare il sistema nervoso autonomo

  • Brain-Based Training, per stimolare i centri corticali legati al controllo posturale


L’importanza dell’approccio integrato

Non esiste un’unica tecnica risolutiva. L’intervento deve essere multimodale, centrato sulla persona, adattato alla fase e al livello di disfunzione. Tecniche passive (come terapia manuale o dry needling) possono essere utili, ma devono essere accompagnate da un lavoro attivo, educativo e neurocentrico.


Conclusione:

Il mal di schiena cronico è una condizione complessa, ma non immutabile. Grazie alla neuroplasticità, è possibile invertire il processo di disfunzione e recuperare mobilità, controllo motorio e benessere. Serve un cambio di paradigma: dal trattamento del sintomo alla rieducazione del sistema nervoso.

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