Perché allenare i piedi fin da piccoli?
- Luca Costanzelli
- 17 apr
- Tempo di lettura: 3 min

Quando si pensa allo sviluppo motorio dei bambini, spesso ci si concentra su attività come correre, saltare, arrampicarsi. Tuttavia, pochi si soffermano a considerare da dove parte tutto questo movimento: dai piedi. Il piede è la prima interfaccia tra il corpo e il mondo, un organo complesso e sorprendente che non serve solo per camminare, ma che guida l’intero equilibrio posturale, la percezione spaziale e la coordinazione. Allenare i piedi sin dalla prima infanzia non è solo utile: è fondamentale.
Alla nascita, il piede del bambino è una struttura morbida, fatta per lo più di cartilagine, con un arco plantare ancora da formare e una muscolatura ancora debole. Durante i primi anni di vita, questa struttura evolve, si rafforza, prende forma… a patto che le si dia modo di farlo. L’uso eccessivo di scarpe rigide o la mancanza di movimento naturale può interferire con questo processo di sviluppo. Insegnare ai bambini a usare i piedi in modo attivo – correre scalzi, aggrapparsi con le dita, camminare su superfici irregolari – permette a questa struttura di crescere nel modo giusto.
Oltre ad essere una leva biomeccanica perfetta, il piede è anche un vero e proprio organo di senso. Sotto la pianta del piede ci sono oltre 200.000 recettori nervosi, una quantità sorprendente se pensiamo che ci sono più recettori lì che in molte altre zone del corpo. Questi recettori inviano informazioni al cervello riguardo la pressione, la temperatura, il tipo di superficie, l’equilibrio. Se il piede non viene stimolato a sufficienza, queste connessioni sensoriali restano deboli. Allenarlo significa rendere il cervello più “connesso” con il corpo e migliorare la propriocezione.
Un appoggio scorretto può alterare la postura del bambino in maniera anche profonda. Se il piede non distribuisce correttamente il peso, il corpo si adatta: le ginocchia si valgizzano, le anche ruotano, la colonna si compensa. Questo può portare a dolori articolari già in giovane età, difficoltà motorie, ma anche affaticamento precoce o difficoltà di concentrazione. Intervenire in età precoce permette non solo di correggere, ma di educare il corpo a un uso corretto di sé.
La buona notizia è che allenare il piede non richiede strumenti complessi né sedute noiose. Basta osservare i bambini quando giocano liberi: camminano su punte e talloni, raccolgono oggetti con le dita dei piedi, saltano da un punto all’altro. Questo è allenamento podalico naturale. Con semplici giochi – percorsi sensoriali, appoggi su superfici diverse, equilibrio su una linea – possiamo potenziare muscoli, coordinazione e capacità di adattamento.
Un piede allenato migliora non solo le capacità motorie, ma anche la sicurezza in sé del bambino. Camminare senza incertezze, saltare senza cadere, sapere dove si è nello spazio… sono tutte competenze che rafforzano anche l’autostima. E questo impatta direttamente anche sul rendimento scolastico, sul desiderio di muoversi, di esplorare, di imparare.
Molti adolescenti e adulti soffrono di problemi posturali, lombalgie, fasciti plantari, tendiniti, o problemi alle ginocchia. Spesso queste condizioni sono la conseguenza di un appoggio scorretto mai trattato, di una debolezza muscolare del piede trascurata. Investire nell’educazione del piede nei primi anni è una forma di prevenzione potente, economica, duratura.
Allenare i piedi dei bambini non è una stravaganza, ma un atto educativo fondamentale. Come scrivo nel mio libro “A piccoli passi”, in uscita il prossimo 5 maggio 2025, il piede non è solo un appoggio: è un organo sensoriale, una base posturale, un punto di partenza per lo sviluppo armonico dell’intero corpo. È tempo di restituirgli l’attenzione che merita.




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